Lo Specchio
di Galadriel: Magia e Mito in Tolkien
“E infine eccolo qui. Mi daresti l’Anello di tua iniziativa! Invece di
un Oscuro Signore tu avresti una Regina. Non oscura ma bellissima e terribile
come il Mattino e la Notte! Splendida come il Mare e il Sole e la Neve sulla
Montagna! Terribile come la Tempesta e il Fulmine! Più forte delle stesse
fondamenta della terra. Tutti mi ameranno, disperandosi!”
Lo Specchio di
Galadriel, La Compagnia dell’Anello
E’ riconosciuto come Tolkien non apprezzasse molto la magia.
O, per meglio dire, che preferisse non dare il titolo di ‘magico’ ad
avvenimenti ed abilità straordinarie. Come scrisse nelle Lettere, la parola
stessa non riusciva a rendere completamente il significato intrinseco del
termine, ovvero una forma d’arte che ha un effetto su persone e cose ad un
livello profondo, e ne cambia la natura stessa, più che le apparenze. Quel che
tenteremo di analizzare in questo breve excursus letterario, sono le
somiglianze fra l’idea di magia espressa da Tolkien e il concetto
rinascimentale di arte magica, per come fu sviluppato dai filosofi del
quindicesimo secolo, fondatori del movimento noto come Neoplatonismo.
L’attenzione si sposterà dunque verso la figura di Lady Galadriel, tentando di
spiegare perché il suo personaggio sembri incarnare l’idea rinascimentale di
mago, nella sua vita come nella sua arte.
La prima domanda che andrebbe probabilmente posta è, che
cosa si intende per magia neoplatonica? Senza pretendere di dare una risposta
in poche parole ad una questione così complessa, proviamo a farci un’idea
semplificata in merito. Secondo Marsilio Ficino, uno dei maggiori filosofi e
fondatori della Nuova Accademia Platonica – la magia è la più alta e pura forma
d’arte e può essere ottenuta e perfezionata da anni di studi e coltivazione
spirituale. Il mago possiede un potere di creazione simile a Dio e il suo scopo
deve essere prima di tutto quello di elevarsi spiritualmente, per poi usare i
propri poteri sul mondo che lo circonda e ripristinare equilibrio e armonia. La
sua vita deve riflettere il Mondo delle Idee, di cui Dio è creatore e sorgente
prima. Poiché la magia era considerata la più alta forma d’arte, seconda
soltanto alla Creazione, il magus rappresentava
l’artista ideale, portatore di bontà e cura.
Se pensiamo agli Elfi, ci accorgiamo immediatamente come le loro idee non differissero troppo da quelle dei Neoplatonici. Innanzitutto, essi hanno uno stretto legame con Arda in quanto primi nati dal momento della Creazione, e ne condividono il destino di lento declino e scomparsa. Quando muoiono finiscono in un limbo nel quale sono costretti ad attendere la fine del mondo. E’ come se Arda fosse un’estensione del loro corpo e della loro anima – devono proteggerla e allo stesso tempo possono darle forma, renderla bellissima o distruggerla. Qualsiasi opera compiano, hanno il controllo di qualcosa in più della mera realtà superficiale. Sembra che abbiano accesso diretto ai principi fondanti della natura, gli stessi principi che regolano la vita in Arda. In effetti essi sono eccezionalmente versati nelle arti: gli oggetti che creano possiedono poteri straordinari e i luoghi che abitano sono dotati di un’aura speciale o di qualità spirituali che li rende santuari potenti. Le loro abilità magiche sono sempre legate a forme d’arte che modificano la natura intima delle cose, proprio come facevano i Neoplatonici. Infatti, uno degli elementi chiave della magia ficiniana erano i talismani e gli amuleti, oggetti in cui il mago instillava il potere degli astri, e che erano caratterizzati da proprietà altamente curative. Dai Silmaril di Feanor agli Anelli del Potere, fino a boschi incantati e alle armi potenti, le opere di Tolkien abbondano delle potenti creazioni Elfiche.
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La Creazione - Michelangelo, Cappella Sistina |
Se pensiamo agli Elfi, ci accorgiamo immediatamente come le loro idee non differissero troppo da quelle dei Neoplatonici. Innanzitutto, essi hanno uno stretto legame con Arda in quanto primi nati dal momento della Creazione, e ne condividono il destino di lento declino e scomparsa. Quando muoiono finiscono in un limbo nel quale sono costretti ad attendere la fine del mondo. E’ come se Arda fosse un’estensione del loro corpo e della loro anima – devono proteggerla e allo stesso tempo possono darle forma, renderla bellissima o distruggerla. Qualsiasi opera compiano, hanno il controllo di qualcosa in più della mera realtà superficiale. Sembra che abbiano accesso diretto ai principi fondanti della natura, gli stessi principi che regolano la vita in Arda. In effetti essi sono eccezionalmente versati nelle arti: gli oggetti che creano possiedono poteri straordinari e i luoghi che abitano sono dotati di un’aura speciale o di qualità spirituali che li rende santuari potenti. Le loro abilità magiche sono sempre legate a forme d’arte che modificano la natura intima delle cose, proprio come facevano i Neoplatonici. Infatti, uno degli elementi chiave della magia ficiniana erano i talismani e gli amuleti, oggetti in cui il mago instillava il potere degli astri, e che erano caratterizzati da proprietà altamente curative. Dai Silmaril di Feanor agli Anelli del Potere, fino a boschi incantati e alle armi potenti, le opere di Tolkien abbondano delle potenti creazioni Elfiche.
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I frammenti di Narsil - Lo Hobbit il film |
Secondo Marsilio Ficino l’unico tipo di magia permessa è quella naturale, ovvero quella che sfrutta l’influsso astrale e planetario per modificare la realtà materiale e migliorarla: il cosmo è diviso in tre parti, collegate le une con le altre. La prima parte è la più nobile, quella che emana direttamente da Dio e che nella filosofia platonica corrisponde al mondo delle Idee: è il mondo dell’Intelletto, o Mente Angelica (o mondo sopraceleste); in esso risiedono le forme pure della realtà e gli angeli; la seconda parte è il mondo celeste, o Anima Mundi: in essa risiedono le potenze astrali e planetari, che discendono per mezzo di Luce dalle forme pure; la terza ed ultima parte è la Terra, o Corpus Mundi: le forme materiali corrispondenti delle Idee. Questa tripartizione dell’universo è applicabile anche all’Uomo perché egli è microcosmo del grande disegno divino: la Mens Angelica nell’Uomo corrisponde alla Mens, che è in grado di comunicare direttamente con la Mente di Dio attraverso l’Intelletto; il Corpus Mundi diventa nell’Uomo il Corpo, e l’Anima Mundi l’Anima, o Ratio. Essa, sia per quanto riguarda il cosmo che per quanto riguarda l’Uomo, funge da intermediaria fra i due poli opposti e pervade tutta la materia. Ficino individua un canale fra l’Anima e il Corpo, lo spiritus: si tratta, scrive il filosofo, di una sostanza impalpabile, ariosa; attraverso di essa promana l’influsso delle stelle ed è questo che il mago sfrutta per agire sulla realtà. I tre mondi, sopraceleste, celeste e terrestre sono interconnessi, perché le Idee del mondo superiore proiettano ombre di se stesse sulle stelle che poi diventano materia sulla Terra e l’uomo, in quanto microcosmo, svolge un ruolo centrale all’interno di questo raffinato meccanismo: egli è simile a Dio perché come lui è creatore, artista.
Ficino suddivide le arti in una scala gerarchica: ci sono le arti domestiche, che aiutano a provvedere ai bisogni primari, quelle governative, che regolano l’ordinamento di una società; le arti musicali, matematiche, l’esplorazione delle cose della natura, la poesia e l’oratoria sono arti superiori, perché rivelano la partecipazione della Mens umana a quella divina. C’è, infine, la suprema forma d’arte, la magia: essa è la più grande di tutte, è l’apice del potenziale creativo dell’Uomo e la prova della sua natura divina perché permette di agire sulle forze che governano il Creato. Per essere iniziato alle pratiche magiche il magus deve prima compiere un percorso di redenzione, contemplando le Idee presenti nella Mente: quando l’anima è purificata, si ottiene la capacità di agire sul secondo livello di esistenza del cosmo, il mondo celeste. Così, se una forma sulla Terra si degrada, il mago può intervenire agendo sulla forza celeste che la governa. Quel che più conta però per Ficino, è il benessere fisico e mentale del mago stesso, che deve prima di tutto impiegare le arti apprese sulla propria anima. Come Dio ha creato l’uomo a propria immagine, così l’anima modella il corpo secondo la sua forma e lo utilizza per modificare la realtà attorno a sé attraverso l’arte magica. L’anima può anche trascendere il corpo elevandosi in un’estasi spirituale, un processo che le permette di esercitare un potere trasformante sull’intero cosmo o di indirizzare la propria influenza dal suo corpo ad un altro. La magia di Ficino quindi può essere rivolta verso se stessi (magia soggettiva) o verso la realtà materiale (magia transitiva): nel primo caso il mago attira lo spiritus mundi su di sé, unendolo al proprio per ottenere benefici mentali e fisici; nel secondo caso egli imprime al proprio spiritus l’influenza di un pianeta o di una stella e la proietta verso l’obiettivo che preferisce attraverso lo sguardo. Questo secondo tipo di magia apre scenari vagamente inquietanti: il mago sarebbe in grado, proiettando i diversi influssi, anche di prendere il controllo della mente altrui; per questo, spiega Ficino, la magia transitiva può essere usata solo da chi abbia il pieno controllo della magia soggettiva e una sufficiente preparazione spirituale.
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Galadriel a Lothlórien (Annie Stegg) |
In tal senso Galadriel sembra incarnare l’idea
neoplatonica di mago: è elevata spiritualmente,
è potente e vive oltre il tempo e lo spazio, riesce ad avere controllo sugli elementi
della natura ovviamente, ma il suo potere va molto oltre. Lothlórien non è
solamente un ‘bosco incantato’: c’è qualcosa in più in esso che lo rende un locus amoenus, un santuario di cura e
redenzione, ma anche un luogo per rivivere memorie antiche e vite passate.
«A Lórien le cose del passato vivevano ancora. Il male vi era stato visto e udito, e il dolore più volte provato; gli Elfi temevano e diffidavano del resto del mondo: i lupi ululavano ai margini del bosco: ma sulla terra di Lórien non vi era alcuna ombra»
Lo Specchio di Galadriel, La Compagnia dell'Anello
«La sua casa era perfetta, che vi piacesse il cibo, o il sonno, o il lavoro, o i racconti, o il canto, o che preferiste soltanto star seduti a pensare, o anche se amaste una piacevole combinazione di tutte queste cose. In quella valle il male non era mai penetrato»
Un Breve Riposo, Lo Hobbit
Al contrario di Granburrone, luogo di riposo e ristoro, Lothlórien
possiede una qualità strana, talvolta inquietante. Le persone e le creature che
vi entrano subiscono profondi cambiamenti, affrontano paure inconsce e scoprono
nuove cose di se stessi. Tuttavia, Galadriel non sembra poter cambiare
direttamente le persone, piuttosto, le influenza in maniera indiretta. Il suo
influsso è percepibile ma mai coercitivo: lascia che ognuno eserciti il libero
arbitrio mentre mostra loro la retta via. Sussurra suggerimenti, fa sì che
mettano in dubbio i propri sentimenti e si interroghino sulle proprie scelte.
In questo senso, è un mago molto maturo, poiché utilizza il suo potere
saggiamente, mai con l’intenzione di modificare direttamente la realtà. E’ in
fondo molto simile a quanto fa lo stesso Gandalf: quando una situazione sembra
sfuggire di mano, egli semplicemente si fa avanti e prende il controllo.
Tuttavia, non agisce mai per modificare direttamente il corso naturale
delle cose.
D’altra parte, egli, come d’altro canto Galadriel, può letteralmente prevedere
quali saranno le conseguenze: la loro preveggenza non si limita al guardare
indietro nel tempo ma può precorrere il dipanarsi delle azioni lungo il loro
corso. Questa è una delle ragioni per cui nessuno dei due sceglie di non
prendere l’Anello per esempio: nel neoplatonismo il mago che lasci che il
desiderio di potere prenda il controllo sarà consumato da esso e finirà col portare
distruzione al mondo che lo circonda. Se Galadriel avesse preso l’Anello,
sarebbe probabilmente diventata l’essere più potente che la Terra di Mezzo
abbia mai conosciuto: sarebbe stata spazzata via e al suo posto ci sarebbe
stata morte e distruzione. Al contrario, ella decide di rinunciare ai propri
poteri e accettare il proprio destino, lasciando infine la Terra di Mezzo e il
suo fato nelle mani degli Hobbit e degli Uomini. E’ proprio questo che un mago
saggio ed esperto dovrebbe fare: poiché ha avuto esperienza di avidità e sete
di potere (basti pensare alla sua lunga vita e a tutto quello che ha dovuto
affrontare, dal suo appoggio alla follia di
Fëanor nella Prima Era fino ad assistere alla distruzione del Beleriand
e all’esilio dalle terre immortali di Valinor) decide di mettersi da parte e
infine rinunciare ai propri poteri. In maniera simile ad un altro mago
neoplatonico, lo shakespeariano Prospero ne La Tempesta – Galadriel sceglie di
‘rompere il suo bastone’ e lasciare la magia.
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