Thursday, June 23, 2016

I due volti dello Studio Ghibli - Isao Takahata e Hayao Miyazaki


Isao Takahata e Hayao Miyazaki sono i due collaboratori e artisti migliori che lo Studio Ghibli (e, in generale, il mondo dell’animazione) abbiano mai prodotto. Il timido Takahata, a differenza del più estroverso Myiazaki, non ammetterà mai apertamente il suo talento, nè tantomeno il contributo che il suo lavoro ha fornito all’arte del nostro tempo. La sua opera è stata una delle più influenti e ha raggiunto il culmine con il film “The Tale of the Princess Kaguya” (in italiano “La storia della principessa splendente”), per il quale è stato nominato all’Oscar.

Per parte sua Myiazaki, con il suo stile quasi bohémien un po’ strafottente, un po’ presuntuoso (a ragione, non credete?) ma sempre profondamente giapponese, rappresenta l’antitesi del buon Takahata, il suo equivalente al contrario. Stesso talento, stessa sensibilità artistica, atteggiamento opposto.

La differenza fra i due viene raccontata in maniera estesa e sorprendentemente accurata nel docu-film del 2013, “The Kingdom of Dreams and Madness” (“Il regno dei sogni e della follia”), un delicato viaggio nel magico mondo dello Studio Ghibli e nella fantasia di due dei più grandi artisti dell’era contemporanea. Esso ci trasporta nel loro universo analizzando in maniera accurata l’opinione che ognuno ha dell’altro: Takahata ritiene “Miya-san” un “superficiale”, energetico, estroso e un po’ cinico. Miyazaki si diverte a punzecchiare Takahata sulla sua, ormai proverbiale, lentezza nella creazione di un film, nonché e sul suo eccessivo zelo. Al momento delle riprese di “Il regno dei sogni e della follia” i due stanno ultimando le opere conclusive della loro carriera (“La storia della principessa splendente” e “Si alza il vento”). Miyazaki ironizza spesso sul fatto che Takahata non riuscirà mai a finire il suo film. Viene raccontato da artisti e collaboratori come spesso sia accaduto che i due si siano inalberati in discussioni accese e infinite e come ognuno abbia tentato di sopraffare l’altro con le loro opinioni: la conclusione il più delle volte è stata che entrambi sono usciti dalla “battaglia” esausti e insoddisfatti perché incapaci di avere ragione l’uno dell’altro.

Dal punto di vista formale, i due artisti si differenziano per molti aspetti: il tratto grafico di Miyazaki è sempre netto, limpido, i colori delle sue illustrazioni vivaci e realistici. Lo stile di Takahata è, al contrario, quasi impressionista nella sua semplicità. In alcuni casi, come ad esempio per il suo ultimo lavoro, le sequenze si susseguono fluide come se fossero bozzetti in movimento: i personaggi sono delineati in maniera più marcata, mentre lo sfondo è in continua mutazione, come se il disegno stesso si ribellasse a farsi trasformare in realtà, ma anzi si ostinasse a restare incompleto, fluido appunto. Anche le storie raccontate dai due sono molto diverse: Miyazaki è ispirato, glorioso, funambolico - Takahata riflessivo, melanconico, quasi spirituale. Due facce della stessa medaglia? Probabilmente, ma sarebbe riduttivo considerarli sono i due volti dello Studio Ghibli. Il loro talento e la loro magia resisterà nel tempo e questo accade solo quando l’arte è vera, pura, inimitabile.

Opposti? Forse. Unici? Sicuramente.

Valentina Fatichenti

Wednesday, June 15, 2016

Conference on the influence of nordic literature on Tolkien's works. Florence, June 14th.






































Il 14 giugno il centro Smial di Firenze, in collaborazione con l'associazione culturale Liberamente Pollicino, ha organizzato una serata dedicata a JRR Tolkien.

È stata un'occasione per approfondire gli aspetti dell'opera tolkeniana legati alla tradizione norrena, e per presentare i miei studi sull'argomento: siamo partiti da una panoramica sui Paesi nordici e le loro culture facendo le dovute distinzioni in base alle mitologie e alle lingue che possono aver influenzato o anche solo interessato Tolkien (differenza fra scandinavo e nordico, mitologia norrena e finnica e di quei testi - saghe nordiche, Edda e Beowulf in particolare - che possono aver influenzato l'immaginario tolkeniano). Proprio dal confronto fra tali testi e le opere tolkeniane sono nate le riflessioni cruciali della serata: abbiamo confrontato temi, personaggi e moduli con Silmarillion, Signore degli Anelli e Lo Hobbit. Il confronto non è stato tanto sul piano delle ”apparenze" (o non solo), quanto della “sostanza”. Le opere tolkeniane conservano infatti lo stesso spirito eroico e mitico, lo stesso senso di un destino al quale non si può sfuggire, ma con il quale si può combattere, delle saghe norrene.

Ringrazio i responsabili del centro culturale, che hanno messo a disposizione gli spazi e la strumentazione e il pubblico intervenuto per l'interesse mostrato.
In particolare ringrazio Simone Bonechi, presidente dello Smial di Firenze, per la sua disponibilità e valido aiuto, senza il quale l'evento non sarebbe stato possibile.

Thursday, June 2, 2016

Graphic novels scandinavi - Sara Olausson, "Det kunde varit jag"

Immagine di copertina

Sara Olausson - Det Kunde Varit Jag
(Sarei potuta essere io)
Kartago

Il libro, che ha ottenuto il plauso della critica nonché quello del pubblico svedese, segue le vicende di Felicia, emigrata dal suo Paese, la Romania, in cerca di un futuro migliore e finita a fare la mendicante per le strade di una qualunque città svedese. L'autrice, Sara Olausson, racconta la quotidianità di Felicia, fatta di difficoltà ma anche di desideri, di piccole gioie e degli innumerevoli ricordi della sua vita precedente. La storia è tratta da un'esperienza della stessa Olausson, che l'ha scritta dopo essere stata colpita dalle vicissitudini della protagonista.

In basso, un estratto della versione originale e la traduzione. Di seguito il link al libro (in svedese): Det kunde varit jag.





Novità: graphic novel norvegese dell'anno / Norwegian graphic novel of the year 2016

Immagine di copertina - Gulosten: liv i helvete

Gulosten: Liv i Helvete, av Kristian Krogh-Sørensen
No Comprendo Press

Il libro trae ispirazione dalla storia di Johannes S. Andersen (detto Gulosten), membro della Resistenza norvegese durante la Seconda Guerra Mondiale. Fu un personaggio controverso a causa del suo passato da criminale: lavorò come sicario durante la guerra e venne accusato dell’omicidio di due prigionieri tedeschi subito dopo. Finì in galera per qualche anno a causa di vari altri crimini minori e il libro segue le sue vicende durante il periodo di prigionia.

Questa graphic novel è scritto in pieno stile nordico: conciso e diretto, dal carattere realistico e dotato di una spigliata vena ironica. È stato giudicato miglior libro del 2015, da Dagbladet e Klassekampen, due delle maggiori testate giornalistiche norvegesi e da Empirix  web magazine di graphic novels. Il suo autore, l’esordiente Kristian Krogh-Sørensen, (classe 1980) è giornalista e vive ad Oslo.

The book is inspired by the true story of Johannes S. Andersen, a member of the Norwegian resistance fighter and a controversial figure of early 19th century Norway.
He was accused of several crimes, including having acted as hitman for the government during the war. The book is about his period of imprisonment, in the late 1920s. His several attempted escapes made him a national celebrity.



Original version 
Translation (NO > IT)
Gulosten: Vita all'Inferno